Pesce dalla stupenda livrea argentata, è caratterizzata dalla gibbosità dorata sul muso, da cui prende il nome.
L’orata ha abitudini gregarie, vive vicino la costa e nei dintorni delle secche sui fondali di varia natura.
E’ possibile trovare l’orata dappertutto: sulla sabbia, sulla ghiaia o sulla posidonia, ma molto raramente la si incontra a profondità maggiori di 50 metri.
La taglia massima che l’orata raggiunge è compresa tra i 70/80 cm e può superare gli 8 kg di peso ma, la taglia media si aggira attorno ai 2/4 kg, che sono delle prede molto belle.
Come la maggior parte degli sparidi, l’orata è ermafrodita, cioè maschio alla nascita e femmina in età riproduttiva. E’ anche un pesce eurialino, che ben sopporta le variazioni di salinità dell’acqua intatti, per tale caratteristica, è una frequentatrice delle foci dei fiumi e delle lagune, dove la si può incontrare nei mesi tra maggio e ottobre.
La sua alimentazione è a base di molluschi, vermi e crostacei che, con la sua micidiale dentatura, è in grado di frantumare. Infatti, l’orata, per questa sua caratteristica, è molto temuta negli impianti di molluschicoltura, soprattutto quelli di cozze, di cui ne è particolarmente ghiotta.
Quando un branco di orate riesce ad entrare in uno di questi impianti, frantuma quintali di cozze per cibarsi del mollusco interno. Oltre ad essere un pesce dalla rara bellezza, l’orata è anche un eccezionale combattente che dà del filo da torcere anche al pescatore più esperto, in grado di schiacciare anche gli ami con le placche ossee presenti nel suo apparato boccale.
E’ consigliato, quindi, usare ami molto robusti, del tipo beck, corti e a becco d’aquila.
A seconda del periodo e del luogo, l’orata può trovarsi nell’immediato sottoriva nei mesi che vanno da aprile a ottobre, ma possiamo imbatterci in lei anche in altri periodi, specialmente per chi pesca a surf casting. Le esche per insidiare l’orata variano in base al luogo di pesca, ma cerchiamo di elencare quelle usate più comunemente:
Il Granchio: Il granchio è una delle esche classiche da orata. Se peschiamo dalla spiaggia è meglio preferire il granchietto che troviamo nello stesso spot. Stesso discorso, se peschiamo dalla scogliera, preferiamo il granchio nero che si trova nello stesso spot. Per sapere meglio di cosa si cibano le orate in un determinato luogo, basterà aprire lo stomaco della prima cattura e vedere al suo interno cosa si trova. A seconda di ciò che troviamo al suo interno, ci regoleremo sull’esca da utilizzare.
Il Paguro: Altro crostaceo di cui l’orata va matta. Possiamo reperirlo, in estate, munendoci di maschera e boccaglio sondando i fondali del sottocosta, oppure direttamente in negozio, se si riesce a trovarli.
Il Gambero: Anche il gambero rappresenta una valida esca, non solo per l’orata. Ma per la sua scarsa resistenza all’attacco della minutaglia, e preferibile usarlo nelle tecniche leggere.
L’arenicola: L’arenicola è il verme marino più gradito ai pesci. Proprio per questa sua caratteristica, viene attaccato anch’esso, come il gambero, dalla minutaglia quindi, è consigliabile il suo impiego nei posti con scarsa presenza di minutaglia.
L’americano: Gran mattatore di saraghi. Verme di sangue, soprannominato negli USA blood worm, è un anellide dal colore arancio che varia sul rosso scuro, con il difetto che può essere conservato soltanto per pochi giorni. Va innescato con l’apposito ago partendo dalla coda.
Il muriddu: Anch’esso, come il gambero e l’arenicola, viene sovente attaccato dalla minutaglia, quindi se ne consiglia l’impiego nei luoghi con scarsa presenza di pescetti. Si innesca sempre con l’apposito ago.
Verme di Rimini: Eccezionale!!! Un verme lungo, a volte, anche più di un metro. Si trova nei negozi, molto spesso su prenotazione, e si può conservare per diversi giorni nella sua vaschetta che contiene acqua di mare. Si innesca cominciando a tagliarlo dalla coda, e rimarrà vivo sino a quando si arriva in prossimità della testa (da tenere d’occhio a causa dei suoi morsi dolorosissimi). Si tagliano pezzi della lunghezza di 3 cm, si infilano sull’amo e si dà una rinforzata col filo elastico.
Il Bibi: Il bibi è un verme, anche molto corpulento, appartenente alla famiglia dei Sipunculidi.
Si presenta come un sigaro rivestito con la pelle quadrettata, trasparente da giovane, bruno da adulto. L'interno è pieno di un liquido trasparente che tende a fuoriuscire nell'innesco.
Il bibi ha un foro longitudinale, per tutta la lunghezza del corpo:
Infilerete l'ago da innesco in questo foro trapassando il verme per tutta la sua lunghezza, facendo attenzione a non bucarlo altrimenti perderebbe il suo prezioso liquido interno, e facendo uscire l'ago dalla parte opposta. Una volta infilato il verme sull'ago si dovrà poi passare sul terminale con l'amo.
La Cozza: Tutti i bivalvi in genere, soprattutto la cozza sono una leccornia per la nostra regina.
Si può innescare intera, con tutte le valve, oppure sgusciata rassodandola con del filo elastico per reggere alle sollecitazioni del lancio. Per innescarla intera si procede come segue: Si sguscia un esemplare e si mette sull’amo. Un altro esemplare si apre, si mette all’interno l’amo con la cozza sgusciata e si chiude dando qualche giro di filo elastico ( è consigliabile usare i laccetti di colore nero utilizzati per chiudere i sacchetti per congelare gli alimenti, facendo due solchi in entrambe le valve della cozza).
Il Murice: Altro mollusco, dal corpo calloso e dall’addome molliccio. Si trova racchiuso dentro una conchiglia che può avere forme diverse. Il suo corpo è molto resistente all’attacco della minutaglia e il boccone dura a lungo sull’amo.
Accorgimenti: Se vogliamo effettuare una fruttuosa pescata dobbiamo conoscere bene la nostra antagonista. Sapere i periodi in cui accosta, se si ciba di giorno o di notte, se si muove con marea crescente o calante, quali sono le condizioni migliori meteo marine ect ect…
Le mareggiate sono molto determinanti per la pesca all’orata: Col mare mosso spesso si spingono fino al sottoriva e abboccano ad esche che disdegnano col mare calmo.
Da non sottovalutare il fattore della sospettosità in quanto, l’orata, non abbocca come gli altri pesci:
Afferra il boccone e lo sputa, lo riafferra e lo risputa, lo riafferra e parte a razzo.
Se durante questa fase, che dura qualche secondo, dovesse avvertire anche la più piccola resistenza,
si allontanerebbe snobbando la nostra insidia. E’ quindi consigliato, quando si pesca all’orata, di non mettere il filo della canna troppo in tensione, ma lasciarlo moderatamente lasco, e preferire parature con piombo scorrevole sul trave.
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